In italiano, letteralmente, gomma da masticare o gomma americana. È un omaggio ai soldati Usa che la introdussero nel nostro Paese al termine della Seconda guerra mondiale.
Quella che il mitico Marlon Brando negli anni 50 del secolo scorso ruminava, contribuendo a lanciarne la moda a livello planetario, nel film vincitore di otto Oscar “Fronte del porto” e che, oltre a scandalizzare gli amanti del bon ton, continua ad avere numerosi detrattori, anche nel mondo della medicina, per quanto riguarda gli effetti sulla salute, soprattutto dentale.
La principale critica alla «gomma» nel corso degli anni è stata quella secondo cui il contenuto in zuccheri – che si aggiungono alla gomma base (20% circa) e agli additivi (coloranti e aromi) – causasse la carie. Ma non sempre è così. Studi scientifici l’hanno dimostrato.
Alcuni chewing gum, in realtà, hanno persino un certo effetto protettivo sui nostri denti. Esiste, infatti, uno zucchero, nello specifico un poliolio, che viene addizionato in chewing gum e caramelle per inibire i batteri cariogeni. Si tratta dello xilitolo, definito anche lo “zucchero del legno” perché estratto dalla corteccia di alcuni alberi.
In pratica, a differenza di quanto avviene con altri tipi di carboidrati alimentari, la metabolizzazione di questo dolcificante naturale da parte degli streptococchi orali e dei lattobacilli (i batteri cariogeni, appunto) produce una minore quantità degli acidi responsabili della dissoluzione dei tessuti minerali del dente (cioè della carie).
Ma la masticazione del chewing gum comporta anche un meccanismo preventivo indiretto: l’aumento della produzione della saliva che concorre a “detergere” i denti, contrastando, sebbene in modo parziale, il depositarsi della placca batterica sui denti. Effetto che uno studio olandese attribuisce a tutte le gomme non zuccherate. Masticarle per dieci minuti può intrappolare fino a 100 milioni di batteri che minacciano la salute dei denti.
Una proprietà antimicrobica che, però, sarebbe maggiormente efficace nei primi 30 secondi di masticazione. Passati i dieci minuti, il rischio è che i batteri passati sul chewing gum ritornino nel cavo orale. Non solo. La stessa funzione di lavaggio serve anche a contrastare l’alitosi, asportando gli eventuali frammenti di cibo dagli spazi interdentali (e una gomma balsamica «maschererà» l’odore).
Ma attenzione. Questi tipi di chewing gum non sono assolutamente sostitutivi degli insostituibili spazzolino, dentifricio e filo interdentale.
Insomma, mettere in bocca ogni tanto una cicca, soprattutto se allo xilitolo, non fa male, anzi, dà pure benefici, tanto che l’Academy of Nutrition and Dietetics, la maggiore organizzazione dei professionisti dell’alimentazione e della nutrizione al mondo, le ha inserite nella categoria del “free food” e non del “junk food” (=cibo spazzatura).
Chi punta l’indice contro l’aspartame, un edulcorante e dolcificante accusato di tossicità, non tiene conto che la quantità presente nelle gomme è veramente minima. Se ne mangio una o due al giorno, è molto improbabile che il fluoro o i coloranti contenuti possano avere effetti di tossicità sull’organismo.
Appunto: l’importante è non eccedere.
Uno dei grandi nemici del chewing gum, il gastroenterologo francese Olivier Spatzierer, ha avvertito in un’intervista di qualche tempo fa: «Masticare più di dieci gomme al giorno fa male, questo è sicuro».
Il presente articolo vuole promuovere la comprensione e la conoscenza di argomenti generali relativi alla salute orale. Non è destinato a sostituire la consulenza, la diagnosi o il trattamento di un professionista. Chiedi sempre il parere del tuo dentista, o di un operatore sanitario qualificato, per qualsiasi domanda tu possa avere riguardante una condizione medica o un trattamento.